La bellezza di una donna non
dipende dai vestiti che indossa
né dall’aspetto che possiede o
dal modo di pettinarsi.
La bellezza di una donna si deve
percepire dai suoi occhi, perché quella
è la porta del suo cuore,
il posto nel quale risiede l’amore.
Audrey Hepburn
Il ruolo della donna nel mondo del lavoro, in particolare nell’ambito militate è un argomento complesso e non del tutto scontato, che riflette i cambiamenti sociali, economici e culturali avvenuti soprattutto nel Novecento anche se dobbiamo oggettivamente ammettere che la donna ha da sempre lavorato sia in famiglia sia all’esterno delle pareti domestiche, la novità invece è quella di pensare al ruolo della donna armata che forse ancora oggi in alcuni desta qualche perplessità. Possiamo affermare che di sicuro la donna ha subito diverse restrizioni, pregiudizi culturali e soprattutto in passato non è stato valorizzato il suo ruolo. Siamo negli anni Settanta e precisamente nel 1974 quando è stato istituito il primo corso di sovraintendente in polizia in cui furono ammesse anche le donne. È anche vero che poi le donne hanno fatto passi da gigante nell’accesso a queste opportunità lavorative, tuttavia, persistono ancora delle limitazioni significative. E anche vero che certi cambiamenti non avvengono in modo così repentino o immediato. Basti pensare a quante donne sono state costrette ad usare degli stereotipi anche in ambito letterale: Mary Ann Evans, che ha usato il nome di George Elliot, o la scrittrice francese Amantine Aurore Lucille Dupin che ha usato lo pseudonimo di George Sand, ma anche l’autrice danese Karen Blixen che ha usato il nome di Isak Dinesen e questi sono soltanto degli esempi. Affrontando dunque questo tema non possiamo fare riferimento alla data del 22 ottobre 2022, quando Giorgia Meloni ha prestato giuramento al Palazzo del Quirinale di fronte a tanti uomini in divisa, dando così inizio al governo Meloni. In Italia, il servizio militare femminile, avviato tuttavia in modo massiccio a partire dal 2000 a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 380/1999, costituisce uno dei grandi cambiamenti che hanno segnato il processo di trasformazione del mondo militare dell’ultimo ventennio. Attualmente le Forze Armate e l’Arma dei Carabinieri, incluse le capitanerie di porto, registrano la presenza di quasi 18 mila unità di personale militare femminile (oltre il 6 per cento del totale del personale militare). Il personale militare femminile è stato impiegato in 17 missioni internazionali nel corso del 2022, secondo la Relazione analitica relativa alle missioni internazionali (Doc. XXVI n. 1) presentata al Parlamento nel maggio 2023. Relativamente alla progressione di carriera nella relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell’organizzazione delle Forze armate facendo riferimento al 2021 si evidenzia che, secondo una proiezione teorica, il primo Ufficiale donna sarà valutato per l’avanzamento al grado di Colonnello tra circa tre anni[1]. Pertanto se L’Arma dei Carabinieri ha già Ufficiali donna nei gradi di Generale di Brigata e Colonnello provenienti dal Corpo Forestale e dalla Polizia di Stato bisognerà aspettare ancora un po’ prima di vederle coinvolte in ruoli strategici e di potere. Nel campo della formazione e dell’addestramento della componente femminile non sussistono particolari differenziazioni tra uomini e donne, in quanto tutto il personale frequenta i medesimi corsi presso gli istituti militari e le scuole di addestramento. Per quanto riguarda invece il reclutamento, non esistono percorsi differenziati di selezione se non per quanto riguarda le prestazioni richieste per agilità, forza e resistenza che prevedono, in alcuni concorsi, parametri diversi tra uomini e donne, alla stregua di quanto avviene per la valutazione delle prestazioni sportive degli atleti. Particolari forme di tutela sono in ogni modo previste per il personale femminile che, durante i corsi di formazione e di specializzazione, risulti in stato di gravidanza e per il personale frequentatore di corsi di formazione di base con figli fino al dodicesimo anno di età. La crescita delle donne in politica è un tema di grande rilevanza. Nel corso degli anni, sempre più donne si sono impegnate attivamente nella vita politica, contribuendo a cambiare il panorama e a promuovere l’uguaglianza di genere. Le donne hanno dunque dimostrato di essere motori di cambiamento, capaci di fare la differenza nella vita pubblica anche se non sempre rappresentate in posizioni di leadership e in alcuni ruoli decisionali, il che limita la loro influenza nelle politiche e nelle pratiche aziendali come negli apparati pubblici e dunque anche nelle forze dell’ordine.
[1] Fonte: Rielaborazione Servizio Studi – Dipartimento Difesa – su dati tratti dalla Relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell’organizzazione delle Forze armate (anno 2021) – Doc. XXXVI n. 1.