Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non
sanno che permette di girare a testa
alta con il viso coperto dalle lacrime.
Jim Morrison
La sociologia come disciplina indipendente da altre speculazioni filosofiche possiamo farla risalire alla seconda metà del XIX secolo con l’apparire del vento positivista proprio della prima e seconda rivoluzione industriale. Questo periodo storico è caratterizzato dai risultati di una nuova ricerca nell’ambito del sociale mantenendo i requisiti scientifici che ne definivano il metodo: definita dai requisiti scientifici che il metodo il metodo empirico e rigoroso che porterà a nuovi sconvolgimenti teorici e di prassi teorica. Il suo essere scienza sociale ne rallenta dunque la formazione del metodo, al contrario delle scienze “esatte” che si strutturano su postulati rigorosamente più intransigenti. Il termine sociologia venne coniato da Auguste Comte nella sua opera Corso di filosofia positiva, dove ripartisce in modo sintetico ma efficace i tre periodi nella storia dell’umanità e il loro rapporto con l’evoluzione della conoscenza e del sapere. Il primo è quello teologico, che si basa su una visione teocentrica e soprannaturale del mondo; successivamente si ha lo stadio metafisico, che si caratterizza con l’abbandono del teocentrismo, cercando di colmare così quel vuoto con la ricerca metafisica, di principi che trascendono il mondo fisico. Infine lo stadio positivo che si caratterizza invece con il trionfo della scienza e del rigore della ricerca empirica che per alcuni aspetti caratterizza anche il mondo moderno e contemporaneo.
Comte analizza il metodo sociologico riprendendo il metodo scientifico d’indagine, individua dunque leggi e principi universali individuando le criticità rispetto ai periodi passati.
Rispetto alle scienze esatta la ricerca nell’ambito del sociale ha sicuramente dei limiti, considerando l’estrema versatilità e imprevedibilità della società stessa, composta da gruppi e formazioni sociali altamente mutevoli, se consideriamo soprattutto le dinamiche sociali che ne investono gli aspetti strutturali.
Il tema sociologico viene ripreso da Durkheim che scriverà Le regole del metodo sociologico, postulando, come si può dedurre dal titolo, un metodo per l’indagine sociologica, cercando così di contribuire alla formazione degli strumenti, tecniche, prassi e metodologie proprie di questa disciplina. Utilizzò il metodo da lui descritto per scrivere la sua seconda opera più rilevante, ovvero Il suicidio, in cui applica il metodo descritto nella sua prima opera per compiere così una ricerca metodologicamente molto raffinata considerando anche le tecniche di rilevazione e analisi dei dati dell’epoca; individuando così anche le cause che possono indurre a compiere il suicidio. Uno degli aspetti più rilevanti anche dal punto di vista della ricerca metodologica e che utilizza dati raccolti da numerose ricerche volte al calcolo di valori, per esempio il numero di beni destinati alla soddisfazione delle necessità di una cittadina o di un’intera regione. Sfrutta dunque quel processo di calcolo minuzioso nato per far fronte all’industrializzazione e all’aumentare dei bisogni di una popolazione in aumento. Infine in questo percorso alla ricerca dei padri fondatori della sociologia non possiamo non dimenticare il terzo autore di questa disciplina: Max Weber, a cui contribuisce con la sua nota opera Il metodo delle scienze storico-sociali, in cui tenta di indagare su tutti quegli aspetti economici, storici e sociali che hanno contribuito alla definizione del metodo, soprattutto nelle scienze sociali ed umanistiche. Weber analizza la natura delle diverse azioni umane, dividendole in strumentali, naturali, tradizionali e affettive.
Le strumentali vengono compiute per raggiungere uno scopo prefissato dall’individuo, le azioni naturali e tradizionali invece vengono compiute per una ragione morale (ovvero un comportamento giusta secondo un schema morale) e tradizionale (giusto rispetto a una espressione tradizionale di una collettività).
Se dovesse esistere un paradigma generale e fondamentale che rappresenta e costituisce l’emblema di questa a società si baserebbe secondo Weber sull’ottica capitalistica dell’ottimizzazione del profitto. Il consumo viene prima della soddisfazione dei bisogni della società poiché tende a privilegiare gli interessi e l’arricchimento della nuova borghesia. Si basa dunque sulla filosofia individualistica della borghesia del XIX secolo, amplificando così l’economia capitalista probabilmente dovuta anche alla diffusione della cultura cristiano giudaica e protestante: lode per laboriosità umana.
Il paradigma moderno si discosta però dalle espressioni dei suoi elementi teorici, amplificando sempre di più i termini di commercializzazione, grazie al processo di sviluppo della globalizzazione economica anche a livello mondiale. Questo infatti ha portato l’occidente ad essere il fondamento di una nuova cultura economica: non vi è più il bisogno di conquistare con la forza militare intere nazioni, basta infatti colonizzare economicamente le stesse rendendole dipendenti e clientelari. Si osserva così al mantenimento di una demagogia di pensiero sterile e superficiale non più in grado di creare un vero e proprio antagonismo politico che di fatto non è più in grado di sostenere un reale progresso scientifico e culturale.
Bibliografia
Durkheim E., Le regole del metodo sociologico, Editori Riuniti, Roma 1996.
Weber M., Il metodo delle scienze storico sociali, Einaudi, Torino 1997.