Generale

Valeria Blasi

«In questo intervento mi occupo, in particolare, della categoria della reciprocità nei rapporti interpersonali. Sul piano
psicologico è opportuno considerare che, normalmente, questa forma di reciprocità comporta un superamento del narcisismo; e particolarmente dell’egocentrismo infantile e dei suoi retaggi. Il bambino, molto concentrato su se stesso, può prolungare, in determinate condizioni ambientali, la fase della richiesta d’attenzione e delle varie modalità di rapporto egocentrico con la realtà interna ed esterna, sfuggendo anche alla proposta culturale di autentica reciprocità nelle relazioni. Allo stato adulto il problema si pone come una difficoltà nel riconoscere l’altro nelle sue peculiarità, ma anche come difficoltà nel riconoscere limiti e prerogative di se stessi, con una deformazione nella valutazione della propria identità. Si tratta, in sostanza, di una difficoltà speciale nella percezione di se stessi, degli altri, e perfino della realtà oggettuale, come mise in luce già Piaget (….). Al giorno d’oggi le cronache ci segnalano sovente come l’appartenenza rigida al proprio gruppo di riferimento ed eventualmente l’esasperazione del vissuto di attaccamento alla propria cultura di appartenenza, possano condurre il singolo ad incontrare difficoltà e perfino impossibilità ad interagire in modo maturo con le altre persone: ne derivano conseguenze che vanno dal tragico al grottesco.
Abbiamo trovato interessanti riscontri empirici studiando nel nostro Paese il cambiamento degli stili educative via via predominanti nel corso degli ultimi decenni. Ci riferiamo qui ad una ricerca sistematica, condotta negli scorsi anni con i nostri collaboratori (Biasi, 2004; Biasi, Bonaiuto & Tocchini Valentini, 2006), volta ad esaminare le aspettative del comune osservatore in tema di stili educativi. Ciò è stato fatto applicando una procedura già da tempo proposta da Bonaiuto e Giannini (1999, 2003), basata sull’utilizzazione su vasta scala delle illustrazioni umoristiche.
E’ noto che dall’analisi dei paradossi umoristici si può risalire più o meno agevolmente alle aspettative del comune osservatore, contraddicendo le quali sono stati appunto ottenuti i paradossi stessi, su un determinato argomento e in un determinato periodo. La nostra indagine ha utilizzato per l’appunto le illustrazioni umoristiche edite in Italia dal 1930 a tutt’oggi, in tema di relazioni adulti-bambini (nella famiglia, nella scuola, ecc.). E’ emerso che nel periodo Anni ’30-Anni ’40, le illustrazioni pubblicate tendevano prevalentemente a ridicolizzare la figura dell’adulto permissivo, mettendo in luce preferenze orientate ad un rapporto educativo di tipo direttivo, sovente autoritario. Ciò in precisa consonanza con certi valori dell’epoca.
Quindi il rapporto relazionale esulava da una autentica reciprocità e risultava più vicino ad aspetti di autorietarietà e subordinazione, con una tipica asimmetria nella relazione. Le immagini relative agli Anni ‘50 e ‘60 dimostrano la tendenza ad un capovolgimento dell’orientamento: i dati segnalano infatti l’incremento delle preferenze in termini di aspettative verso uno stile permissivo, ridicolizzando, a questo punto, lo stile autoritario. In questo caso veniva dunque proposta una sorta di relazione paritaria, fortemente egalitaria. Si giunge poi all’ultimo periodo, cioè agli Anni ‘90 e al primo decennio del nuovo secolo, in cui si assiste ad una crisi dello stile permissivo-egalitario, mentre continua il sostanziale rifiuto dello stile autoritario. Sorge e predomina, in termini di frequenza, l’aspettativa di uno stile educativo che riconosce e rispetta le differenze nella loro complementarietà, le reciproche diversità con la loro specifica funzionalità, senza eliminare le diversità in quanto tali. Abbiamo chiamato questo stile educativo corrente con la qualifica di stile complementare e responsabile.

Sembra giunta un’epoca, nella nostra cultura, in cui le aspettative educative, superata la fase del prevalente autoritarismo come pure quella dell’eccesso di permissività, sono rivolte a garantire una matura articolazione; attuando la categoria della reciprocità interpersonale in una maniera più civile, utile e produttiva»

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